LA STORIA DI NONNA MAURA (I PARTE)
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LA STORIA DI NONNA MAURA (I PARTE)

Questa è la storia della cara e vecchia Nonna Maura una tenera e simpatica vecchina che abitava sul monte Suardi una bellissima montagna posta tra la valle del pleurotus e quella del pioppino.

Nonna Maura era una simpatica persona di aspetto minuto , con il viso scavato dal tempo , le mani rugose ed un po’ tremolanti e dei lunghi capelli grigi con riflessi argentei raccolti come sempre in uno chignon ben curato.

Nonna Maura su quella montagna ne aveva passate tante, in fase giovanile aiutava i suoi genitori che svolgevano l’attività di boscaioli e falegnami e per lei quella era stata una importante esperienza di vita che gli servì per affrontare le successive difficoltà della vita.

Si sposò tardi e dall’unione con nonno sesamo nacque erica, una brava bambina che divenuta donna decise di lasciare il monte suardi in cerca di fortuna.

Infatti trovò fortuna, benessere , un marito ed un bellissimo figlio dal nome Leandro.

Pur abitando lontano, Erica, il marito Ulderico e Leandro ogni hanno si recavano per Natale a trovare la nonna Maura oramai sola .

Era per tutti una festa anche se negli ultimi anni la nonna per sbarcare il lunario e con il lumicino delle forze fisiche rimaste si era inventata un nuovo lavoro.Cucinare confetture e conserve per gli abitanti del monte Suardi . Era questa una attività iniziata da sola quasi per scherzo ma che ultimamente era diventata un vero e proprio lavoro. Un po’ questo a nonna Maura dispiaceva perchè non poteva più dedicarsi al suo passatempo preferito: l’uncinetto; ma pazienza come si dice per necessità bisogna adattarsi.

La casa della nonna era diventa irriconoscibile, c’erano vasetti , cartoni, tappi , sacchetti ecc, in tutti gli angoli, aprivi un armadio e non trovavi più vestiti ma farina, olio, sale ; insomma tutti gli ingredienti necessari al suo lavoro.

Più volte la figlia Erica cercò di aiutarla anche economicamente, ma la nonna no, orgogliosa com’era rifiutò sempre . Anzi ,quanto poi’ Erica si proponeva per un aiuto economico, e quanto più nonna Maura prendeva più lavoro ben al di là delle proprie necessità economiche e capacità fisiche. Era un po’ per ripicca perché alla nonna non era proprio andato giù il fatto che Erica tanti anni fa abbandonò le stupende montagne a ridosso della valle del Pleurotus.

Anzi ultimamente la nonna si era presa anche l’impiccio di lavorare i funghi di un coltivatore addirittura distante 2 giorni di cavallo dal monte Suardi . Si trattava di un certo El Colombre , un signore i cui tenimenti partivano dalla valle dell’inverter sino a quella del silicio. Ma El Colombre, conosciuta la fama della vecchia e sapiente nonnina non esitò a conoscerla ed a inviargli la sua copiosa produzione di funghi di allevamento da trasformare in deliziosi sott’oli e salse per la gioia dei suoi clienti.

Ogni Natale, all’arrivo di Erica l’aria era un po’ tesa, ma sempre per poco , grazie al piccolo Leandro , un piccolo frugoletto che sapeva infondere gioia ed allegria a tutti ed in particolare modo alla cara e vecchia nonna

Leandro amava ramingare tra gli scaffali della nonna, a mettere le mani nella marmellata e nelle svariate conserve della nonna la quale con un leggero ghigno lo lasciava fare. Voleva tanto bene al suo Leandro e sperava che un domani potesse appassionarsi al suo lavoro di conservazione ed alla sua amata montagna. Si, gli sarebbe piaciuto rivedere la famigli riunita! Si, gli sarebbe piaciuto un ritorno di sua figlia a vivere stabilmente nella vecchia fattoria di montagna!

Ma questo suo fantasticare non avrebbe avuto fine se non grazie al piccolo Leandro che disse alla nonna: “nonna Maura ma perché lavori così tanto?” e la nonna rispose: “perché ho bisogno per vivere”, nel frattempo mamma Erica era pronta a sbottare , ma Leandro proseguì; “nonna Maura io un lavoro per te c’e’ l’ho!” e la nonna: “ma davvero? Quale lavoro!” , e Leandro disse:“ma nonna , Natale stà passando , e tu che sei una vegliarda; ma perché non prendi una scopa e vai a fare la befana? Dici che guadagneresti abbastanza per vivere?”

A quel punto tutti scoppiarono a ridere, ridere, ridere e poi (tranne Leandro che non capiva) si abbandonarono ad un tenero abbraccio e pianto liberatorio.

 

Autore: Balto