Mamma passerotta volava soddisfatta verso il suo nido, con il becco pieno di semi di girasole.
Era contenta di aver trovato tanti semi, perché ai suoi piccolini piacciono molto.
Pensò ai suoi passerottini e alla loro felicità nel rivederla, quando sarebbe arrivata al loro nido, e sorrise.
Un seme di girasole le scivolò dal becco. Non importa, pensò, ne ho tanti altri, ma guardò il seme scendere leggero verso la terra.
Vide che andava a posarsi in un piccolo, bellissimo giardino, con tanti fiori di tutti i colori, dove le farfalle svolazzavano felici.
Nel giardino vide una bambina bionda che giocava e salutava con la manina le sue amiche farfalle.
Mamma passerotta pensò che il seme di girasole che le era caduto era un seme fortunato.
Sarebbe stato protetto e avrebbe generato una bellissima pianta di girasoli per la gioia della bambina bionda.
Mamma passerotta arrivò al suo nido. I piccolini gridavano di gioia nel vederla, e lei diede loro il cibo che aveva portato. Erano tutti felici.
Passò del tempo. Mamma passerotta e papà passerotto crescevano i loro piccoli, ed erano fieri ed orgogliosi di vederli diventare grandi.
Poi, un giorno, arrivò un vento forte, così, all’improvviso, e il cielo si fece buio. Tuoni e fulmini. La famiglia dei passerotti era spaventata, e tutti cercarono rifugio nel loro nido.
Il vento era tanto forte, si sentiva la sua voce, ululavae faceva paura. Gli alberi si piegavano, i rami si spezzavano. Mamma e papà passerotto sapevano che era una brutta situazione e che dovevano proteggere i loro piccoli.
Il vento era sempre più forte, l’albero dove era il loro nido, si piegò fino a terra, per difendersi, ma non ce la fece e si spezzò.
Il nido volò via, lontano, trasportato dal vento. Tutti loro volarono al riparo. pioveva forte e faceva freddo, avevano le ali talmente bagnate che non riuscivano a volare, ma erano tutti insieme, salvi.
Il vento e la pioggia durano per tre giorni. Tre giorni di paura, di fame, di freddo. Ma loro si tenevano abbracciati e si confortavano, ed il loro amore li salvò.
all’alba del quarto giorno, mamma passerotta si svegliò, ripiegò le ali che coprivano i suoi piccoli, e le sembrò strano ascoltare il silenzio.
Non c’era più quel ventaccio, non pioveva, ed eccolo, vide sorgere il sole. Che felicità, che emozione grande. Era finita!!!!!!!!
Iniziò a cinguettare e a sbattere le ali, svegliò tutti, e tutti insieme fecero festa per lo scampato pericolo e per il sole che era tornato.
Ma poi papà e mamma parlarono tra loro. Si trovavano in un bel pasticcio, senza un nido vero, senza cibo. Dovevano decidere cosa fare per i loro piccoli e per loro.
Per fortuna i piccoli erano cresciuti, già volavano e potevano rendersi utili nella gestione familiare.
Allora papà e mamma passerotto pensarono di lasciare ai loro passerottini il compito di ricostruire il nido. Non dovevano allontanarsi tanto, dovevano cercare rametti, foglie, muschio e radici, e ricostruire la loro casa. Potevano farcela. Erano bravi passerottini.
A loro invece toccava il compito più difficile. Portare cibo.
Dopo tanto vento e tanta pioggia, sapevano che non potevano trovare cibo per tutti. ma dovevano farlo.
Decisero di dividersi le zone dove cercare cibo, tu vai ad ovest, io vado ad est. vedrai, qualcosa troveremo, disse mamma passerotta, abbracciando con le ali papà passerotto.
Partirono per la loro missione con tanta tristezza nel cuore, ma determinati e desiderosi di riuscirci.
Mamma passerotta volava nel cielo limpido ed azzurro, l’aria fresca le entrava piacevolmente nel becco e sotto le ali. Volava facendo giri tondi, tanti giri tondi, cercando e cercando cibo.
Volava e girava, girava e cercava, ed ecco che vide quel piccolo giardino dove era caduto il seme di girasole. Ma chi si ricordava di quel momento, pensò mamma passerotta. Si era dimenticata, ma adesso, ecco che tutto le tornò in mente.
Iniziò a volare più in basso, faceva giri rotondi, e sempre più giù. Voleva vedere quel giardino, la bambina e il seme di girasole.
Arrivò giù, si posò su un ramo di un albero e si mise ad osservare.
Vide il giardino distrutto, tanti fiori non c’erano più, e quelli che c’erano avevano la testa in giù.
Vide la bambina che correva in giardino, consolando ed aiutando i fiori e le piante, e poi, vide, vicino ad un muretto, riparato dal vento e dall’acqua, un maestoso girasole. Si ergeva in tutta la sua bellezza.
Mamma passerotta non aveva mai visto un girasole tanto grande. Era alto quasi tre metri, ed aveva tanti fiori, più di dieci. Incredibile! Ma vero, lo vedeva.
Mamma passerotta decise di avvicinarsi, voleva vedere da vicino, in fondo anche lei faceva parte di quella storia, e tutto le sembrava magico.
Volò dal girasole. Si posò su una sua grande foglia, lo guardò.
Ciao girasole, disse mamma passerotta. Sei bellissimo e tanto alto. E quanti fiori hai, una delizia per gli occhi.
Grazie mamma passerotta, rispose il girasole. Sai, io mi ricordo di te e di come sono arrivato qui.
La mia vita di pianta non mi permette tante avventure, per questo mi ricordo quell’avventura nel tuo becco. Emozionante!
Mi hai lasciato andare, e adesso io sono qui grazie a te.
Cosa posso fare per te?
Mamma passerotta abbassò la testa, si sentiva in colpa e piena di vergogna, ma i suoi piccoli avevano fame e lei doveva fare qualcosa.
Tu sei qui perché io ti ho perso, non perché l’ho voluto. Tu non mi devi niente, ma sono stata contenta vedendo dove andavi a posarti. Sapevo che avresti avuto una vita felice. disse mamma passerotta.
Tu mi hai lasciato andare, non sei tornata a riprendermi, e adesso mi stai dicendo che hai pensato che avrei avuto una vita felice qui.
E’ vero, sono molto felice qui. sono scampato alla tempesta perché sono riparato dal muretto, ma ho tutto il sole che mi serve.
Ti ho visto volare e ti ho visto arrivare qui. Per te la tempesta è stato un grosso problema?
Disse il girasole.
Mamma passerotta abbassò la testa e mise le ali sotto sotto, si vergognava, ma doveva dirglielo.
Si, disse mamma passerotta. Siamo disperati, senza nido, senza cibo, i piccoli da crescere. Stiamo cercando………
Vieni, disse il girasole.
Prendi i semi nel mio fiore, prendine quanti vuoi, e torna anche domani. Sono felice di aiutarti.
Mamma passerotta volò su di lui e lo abbracciò circondandolo con le sue ali, cinguettava di gioia e piangeva di gioia, aveva trovato un amico vero.
Con il becco gli prese 10 semi, lo baciò su un petalo e volò verso il suo nido.
Il girasole abbassò il capo, e dal petalo che la mamma passerotta aveva baciato scese una lacrima.
Una lacrima liberatoria, gioia, gratitudine, ringraziamento, ma più di tutto perché lui poteva e la stava aiutanto con tutto il suo affetto.